Mi sembra giusto riportare il monito di Assoprovider sul recente annuncio congiunto di Wind, Vodafone e Fastweb.
Alla luce delle recenti dichiarazioni di FastWeb, Wind, Vodafone Assoprovider si pone degli interrogativi e segnala come sia sottile la linea che trasforma il progetto di una newcompany per lo sviluppo della rete a banda ‘ultralarga’da altamente auspicabile in altamente pericolosa.
Uno degli aspetti più importanti è come verrà garantito che l’utente finale non divenga “ostaggio” di prodotti e servizi decisi solo dai tre soggetti. Le unità immobiliari infatti potrebbero perdere ***OGNI*** possibilità di scegliere il fornitore anche al di fuori dei tre soggetti. Per superare in modo definitivo questo pericolo la soluzione è assegnare all’unita immobiliare il pieno controllo del mezzo trasmissivo ed in particolare per garantire l’indipendenza “reciproca” dei servizi è altamente auspicabile che il cablaggio passivo sia di tipo FTTH.
Meno di un anno fa’ abbiamo assistito a dichiarazioni entusiastiche da parte di Calabrò (Agcom) e Romani (Sviluppo Economico, delega Comunicazioni) sulla prospettiva di creazione di una newcompany per lo sviluppo della rete a banda ‘ultralarga’.
Di conseguenza prevediamo che al neonato consorzio verrà riservata una corsia preferenziale in termini di deregolamentazione, vincoli verso la concorrenza, finanziamenti pubblici etc etc. Ci ritroveremo così invece che con un monopolio come per la rete fissa, con un bell’oligopolio come per la rete mobile.
Non dimentichiamo che le basi per le NGN sono state finanziate e posate nel lontano 95/98 con il Progetto Socrate e in molte città sono state lasciate a marcire fino ad oggi.
Senza una regolamentazione opportuna sull’uso di cavidotti esistenti (leggi SOCRATE, ma non solo) ed anche su quelli costruendi il rischio è che l’operatore saturi volontariamente le risorse disponibili per impedire l’accesso ad altri operatori o per determinare a proprio piacimento il costo del transito per qualsiasi altro soggetto.
OGNI scavo su suolo pubblico è sempre un disagio della collettività indipendentemente da chi paga lo scavo (tecnicamente in economia si chiamano esternalità).
In conclusione il bisogno del nostro paese di infrastrutture a banda ultralarga NON PUO e NON DEVE essere l’occasione per rendere il futuro della collettività condizionabile da un gruppo ristretto e chiuso di operatori difficilmente descrivibili come benefattori del nostro paese, anche alla luce delle recenti vicende giudiziarie.