Da quanto emerso dai dati relativi all'ultimo studio effettuato dall'Osservatorio Ict in sanità del Politecnico di Milano, nel 2010 gli investimenti nell'informatica per il settore sanitario sono stati di circa 920 milioni di euro distribuiti sostanzialmente in maniera iniqua per il 79% nel Nord Italia, dove si registra una spesa ICT pro capite di 21 euro, contro i soli 9 euro per abitante nel Sud e nelle Isole. A differenza di quanto aspettato, ad investire maggiormente sono state le strutture pubbliche ( ASL e Aziende Ospedaliere) che generano anch'esse un impegno economico del 79% contro il 15% degli ospedali privati ed il 6% degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico.
Seguendo il trend sociale, anche in questo settore si allarga il divario tra chi spende poco e chi spende molto: sono infatti in aumento le strutture con budget riservati all' ICT di oltre 2,5 milioni, sia quelle con budget inferiori al milione.
Lo studio evidenzia comunque che il rapporto tra budget informatico e spesa complessiva aziendale si attesta su un valore medio di circa l'1%, decisamente modesto se confrontato con quello dei maggiori paesi europei. Tuttavia, secondo le stime presentate, gli investimenti si profilano in aumento almeno per i prossimi tre anni e dovrebbero dirigersi principalmente verso lo sviluppo inerente alla fatturazione elettronica (139%), il cloud computing (112%), la conservazione sostitutiva (112%) e, dato interessante e suggestivo, la medicina sul territorio unita con l'assistenza domiciliare (73%). Si fermano invece le spese rivolte alla gestione delle risorse umane e per i sistemi di business intelligence, per i quali si ritiene di aver già raggiunti sufficienti livelli di innovazione. Continueranno comunque ad avanzare anche ambiti ormai considerati strategici come la gestione amministrativa ma sopratutto la cartella clinica elettronica.
Ed è proprio questo ultimo elemento che dovrebbe essere eletto obbiettivo primario per la sanità italiana, considerando che in altri paesi come gli Stati Uniti è stato inserito tra i punti principali della radicale riforma sanitaria che è stata promessa al paese, dove l'anno scorso venivano considerato un dato negativo il fatto che solo l' 11% degli ospedali Statunitensi avesse implementato completamente un sistema di gestione clinica digitalizzato, prevedendo quindi un raggiungimento della distribuzione nella totalità del paese entro 5 anni.
Considerando i dati emersi a livello locale emerge un risultato interessante: Infatti è evidente che nelle regioni del nord, cioè dove la spesa per l' ICT è maggiore, in alcune regioni il servizio incontra il favore di pazienti (è il caso di Liguria, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige) nonostante i costi comunque rilevanti, mentre nelle altre (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte) il rapporto qualità dei servizi/spesa pubblica sanitaria è accolto con ampio favore a dimostrazione di come l'innovazione informatica sia l'unica a consentire un' integrazione tra lo sviluppo aziendale e la riduzione della spesa economica oltre che di risorse umane e di tempo.
La ricerca del Politecnico ha coinvolto un campione di Chief Information Officer (CIO), direttori generali, amministrativi e sanitari di 176 strutture sanitarie pubbliche e private su tutto il territorio nazionale, tra Asl, aziende ospedaliere, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e ospedali privati. ( http://www.sanita.ilsole24ore.com/PrimoPiano/Detail/1366647, http://www.osservatori.net/ict_in_sanita )