Categorie
Cultura informatica Notizie Generiche Ricerca

The CAVE: il mito della caverna di Platone e del quaderno degli errori

Titolo un po’ strano vero?

Tutto nasce dalla lettura del supplemento Nova del Sole 24 ore di oggi.

Leggo spesso questo supplemento, in quanto  fanatico di tecnologia e di applicazioni all’avanguardia, e devo dire che mi piace. Ogni tanto pero’ bisognerebbe leggerlo con giudizio (come bisognerebbe leggere tutto con giudizio e senso critico).

Ma ritorniamo al fatto: sto sfogliando l’inserto e mi imbatto in un articolo , “la Caverna delle Idee” di Gianni Rusconi. Vedendo le immagini il mio primo pensiero: hanno fatto un articolo sul CAVE. E leggo l’articolo. Bello ma con molte insesatezze e soprattutto è un articolo per fare pubblicità, nessun accenno, nessun link di storia. Il sistema, leggendo l’articolo, sembra nato dalla società T-Systems che spiega sarà utilizzato per fare business e che difficilmente si troveranno installazioni in ambito pubblico o privato (al massimo, dicono i manager, solo con due o tre pareti, proprio per porre l’accento sulla complessità del loro sistema).

Bene ma che è il CAVE? Il CAVE è l’acronimo di Computer Advanced Visualisation Environment ed è nato qui e anche molti anni fa come vedete se visualizzate il link appena proposto. In sostanza una scatola cubica le cui pareti sono in realtà degli schermi gestiti da computer che proiettano lo spettator ein una vera realtà artificiale immersiva (almeno visiva), con o senza occhialini 3d. Realtà con la quale si puo’ interagire in svariati modi (comandi tipo joystick tridimennsionali, sensori, altro).

In sostanza ho trovato il classico articolo fatto per stupire pieno di inesatezze. Queste le ho scoperte in quanto mi sono interessato al sistema gia’ nel lontano 1996 per un mio progetto visionario, ma chissà quante altre inesatezze ci propinano ogni giorno su gionali (reali o elettronici) senza che ce ne accorgessimo.

Curiosità sul progetto visionario? Bene eccolo:

Riqualificazione del Centro Candiani di Mestre (in realtà all’epoca solo un oggetto incompiuto di due grandi architetti veneziani). L’idea (non completamente mia, ma portata all’estremo per l’epoca da me) era semplicemente questa: facciamo del Candiani un museo interattivo dell’arte digitale sulla falsariga di alcune realizzazioni simili che stavano nascendo a Tokio, Karlsruhe e Linz. In sostanza un grande videogioco il cui soggetto variava di volta in volta: Una mostra di quadri (veri) con un avatar artificiale che mi appare quando mi soffermo davanti ad un’opera, una rappresentazione artistica in cui anche il pubblico manipola gli artisti e cose del genere. Il CAVE faceva parte del gioco (e molte altre cose che all’epoca mi ispiravano). C’era anche il ritorno economico: la tecnologia costava tantissimo all’epoca e si dovevano utilizzare macchine estremamente potenti e allora perchè non le noleggiamo alle società private per fare ricerca quando queste sono inattive? (anche questa idea non originale, l’aveva inventata penso un certo Ross Perot se non sbaglio) . In quel periodo si era ispirati da rare riviste ormai sparite che precorrevano i tempi

Purtroppo progetto troppo avanti nel tempo che ovviamente non è stato portato avanti.

Comunque grazie Nova, pur nella tua superficialità (solo per questo articolo, intendiamoci) mi hai fatto ripercorrere alcuni dei miei progetti più cari.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.